I Rapporti

"Ma tu, Silvio, tu giungerai e tu un giorno ti ricorderai, non è vero, del povero poeta maledetto"

(foto: Giovanni Verga, stimato amico intimo di Novaro)

"Sempre pronto ad aiutare"

"Ma tu, Silvio, tu giungerai

e tu un giorno ti ricorderai, non è vero,

del povero poeta maledetto"

Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (Roma 26 gennaio 1900)

Rapporti

Angiolo Silvio Novaro

poeta

romanziere

sceneggiatore

pittore

traduttore

Torino 21 marzo 1905

Edmondo De Amicis

"Carissimo Silvio,

Ho letto nella Lima le belle parole, piene d’affetto e di poesia, che mi dicesti al banchetto, e sento il bisogno di ringraziarti ancora una volta.

E te e la tua buona e gentile Signora non ringrazierò mai abbastanza dell’ospitalità affettuosa e lieta e in mille forme cortese ed amabile che mi deste nel troppo breve tempo, ma felice e indimenticabile, che passai nella mia cara Oneglia, dove una delle mie più dolci consolazioni per l’aver trovato in voi un amico e un’amica quali si desiderano nell’età in cui l’amicizia è il maggio.......della vita.

Ricordami al tuo simpaticissimo figliuolo e lascia ch’io t’abbracci.

Il tuo Edmondo"

(1905) - Lettera di Edmondo De Amicis ad Angiolo Silvio Novaro

(1905) - Lettera di Edmondo De Amicis a Laura Butta

Torino 6 aprile 1905

Edmondo De Amicis

"La ringrazio, cara Signora. Ho fatto or ora la prima sottrazione alla scatola graditissima per aver la dolce illusione di prendere il caffè e latte in casa sua. Ma, ahimè! I biscotti che ho ricevuto a Torino, benchè eccellenti, non sono come quelli che trovai a Oneglia.

Mentre assaporavo quelli, pensavo che di lì a pochi minuti avrei visto il buon sorriso della Signora Laura, stretto la mano a Silvio e carezzato il capo a Jacopo; ed era questo pensiero che me li faceva parere squisitissimi. E rigusterò ancora quelli d’Oneglia, almeno una volta, spero, prima di finire di mangiar biscotti.

Dio lo voglia ma io lo desidero.

Intanto mi farò durar questi il più lungo tempo possibile, mettendomi a regime d’assedio, conserverò l’ultimo come un preciso ricordo.

Molte grazie, mille buoni auguri all’amica gentile, all’amico carissimo e al caro piccolo amico.

Edmondo De Amicis"

Febbraio '89

Salvatore Di Giacomo

"Caro Signore,

Ho il suo libro. In Mare. E vedo subito ch’Ella non è un principiante. Vi son cose, lì, nel suo volume, assai buone e belle e.....

Io, le confesso, scrivo assai di ..... libri nuovi di novelle, e il suo l’ho aperto con un po’ di dubbio.

Come son lieto di poterle scrivere che la ammiro, per tante vive qualità d’arte che addimostra! Se non mi mancherà il tempo le scriverò particolarmente di qualcuna delle sue novelle.

Per ora accetti congratulazioni sincere e affettuose.

Salvatore di Giacomo"

(1889) - Lettera di Salvatore Di Giacomo a Angiolo Silvio Novaro

(1897) - Lettera di Giovanni Verga a Angiolo Silvio Novaro

Milano 2 aprile 97

Giovanni Verga

Ella mi ha fatto un gran piacere e un grande onore, poichè la pubblica testimonianza di stima e d’amicizia che mi dà riceve doppio pregio dal racconto che è bello e forte. L’ho letto con vero compiacimento, e con la rara soddisfazione che danno le opere d’arte sinceramente e originalmente concepite. Avevo letto, qua e là nei giornali, alcuni brani di Giovanna Ruta, assai belli.

Ora m’è sembrato di vivere completamente coi suoi personaggi e dare in me un ricordo come di cose e persone vive. Ella ha doti preziose di vero artista, caro Novaro, un delicato sentimento della natura, una visione netta, un’efficacia di rappresentazione veramente rare.

Vorrei che ella curasse meglio la lingua e lo stile perchè questa efficacia fosse più limpida e tersa.

Vede le parlo francamente e da vero amico che stima assai assai il suo ingegno e l’opera sua e fa molto assegnamento su ciò che ella può fare. Certo non vorrei che ella si lasciasse legare del tutto le mani dal vocabolario e riconosco che la caratteristica del suo calore ha bisogno di grande larghezza.

La difficoltà sta appunto nel giusto mezzo: questo le dico anche per esperienza propria. Farò rifare la fotografia, giacchè lo desidera e gliela manderò.

E lei? Farà qualche scappata a Milano? Io vorrei congratularmi a viva voce con lei e dirle meglio il parere che m’ha fatto il suo libro e quanto me ne congratuli con lei. Avanti dunque, con coraggio e perseveranza, poichè lei cammina nella via lunga, bella e dolorosa.

Mi abbia sempre

Suo G. Verga"

Ormea 27 agosto 1936

Salvatore Quasimodo

"Caro Quasimodo,

Entrando per l’ariosa porta di Sergio Solmi, ho letto e riletto Erato e Apòllion. E ancora rileggerò. Con lei si respira aria d’alture. Piccole cose e vane voci discordi tacciono. Non c’è che sole, silenzio e deserta pace che il cuore arido beve, rapito e saziato.

Angiolo Silvio Novaro"

(1936) - Lettera di Angiolo Silvio Novaro a Salvatore Quasimodo

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